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    By Federica Palazzi 3 Gennaio 2021 In Bodilit: storie con un corpo

    Il viaggio di Halla – Naomi Mitchison | Senza tesoro per accumulare il tesoro, senza casa per arrivare a casa

    Forse Naomi Mitchison si sarebbe fatta una sonora risata nello scoprire che il suo Travel Light, pubblicato nel 1952, sarebbe stato noto in Italia nel 2020 come il libro “scritto da un’amica di Tolkien, che lesse e corresse le bozze dei suoi scritti”.

    Sarò sincera: questa presentazione ben poco in linea con lo spirito “femminista” ed indipendente della scrittrice ha incuriosito immediatamente anche me, che sono un’amante del mondo di Tolkien e sto andando in cerca di fantasy che non conosco. Metto la parola femminista tra virgolette perché utilizzare questo termine è ormai diventato l’equivalente di addentrarsi in un ginepraio. Molte delle declinazioni contemporanee della parola mi lasciano perlomeno perplessa.

    Purtroppo tutto ciò che finora so di Naomi Mitchison viene da internet. Non sono ancora riuscita a rintracciare una copia della sua biografia e quindi ad imparare davvero qualcosa su questa personalità controversa, che sembra in prima persona una specie di figura leggendaria. Scozzese, vissuta fino a novant’anni fra centinaia di scritti, due guerre mondiali, studi e ricerche fino a quel momento precluse alle donne, viaggi in paesi lontani, impegno politico e sociale, e un approccio totalmente ironico, da quello che traspare dalle sue vicende e dichiarazioni, alla relazione con gli uomini.

    Ma veniamo a Travel Light, edito da Fazi Editore con il titolo “Il viaggio di Halla”, collana Lainya, traduzione di Donatella Rizzati. Una traduzione del titolo che mantiene una metà importante della storia, il viaggiare, e ne sacrifica un’altra, il “leggero”, sull’altare della caratterizzazione del genere letterario. In italiano suona come il famoso viaggio dell’eroe, che subito rimanda il lettore all’immaginario fantasy, se non fosse che in Travel Light essere un eroe non è poi alla fine una qualifica così rispettabile. La questione traduttiva ha senso.

    Le prime opinioni che ho letto su questo libro mi giungono dal magico mondo di Instagram, all’interno del quale Il viaggio di Halla circola venendo presentato come un fantasy o come una fiaba. Eppure a me viene da dire che non è nessuno dei due del tutto, benché ne presenti e rispecchi totalmente le caratteristiche, le ambientazioni, i temi.

    Ci sono draghi, ci sono animali “parlanti”, c’è la magia, c’è un viaggio. E’ una fiaba. E’ un fantasy. Sì.

    Ma per me Travel Light è più simile ad una leggenda.

    Chi altro troviamo tra le pagine? Troviamo anche Odino, ci sono le valchirie. E poi, oh, spunta fuori Cristo, e l’Imperatore a Bisanzio. Per alcune delle persone che hanno recensito il libro questi aspetti hanno avuto l’effetto di spaccare la visuale, deludere l’aspettativa fantasy, addirittura insinuare il dubbio della “evangelizzazione” o moralizzazione. Per alcuni la storia non ha retto alle aspettative, per altri è una “fiaba incantevole” un po’ spezzata.

    Sarò sincera e dirò che a me questo non è accaduto. Invece di partire con un grande innamoramento e precipitare nella delusione, ho avuto l’esperienza opposta. Sono partita vagamente confusa e dunque incuriosita dall’impossibilità di cogliere la direzione della “fiaba” iniziale, che è una fiaba assolutamente ironica, satirica, e dunque nient’affatto “incantevole” ai miei occhi, e poi mi sono addentrata nel passaggio “alla realtà” aumentando ad ogni passo il gradimento…e il sorriso a mezza bocca.

    Da dove parte la storia?

    Halla è figlia di un re che, tipicamente succube della nuova moglie poiché già dimentico della vecchia, decide di abbandonarla in un bosco a morire per volontà della matrigna. E l’ordine dell’indifferente padre verrebbe messo in pratica se non fosse per la tata Matulli che, trasformatasi in un orso nero, porta in salvo la sua protetta e la alleva alla maniera degli animali, come se fosse un orso ella stessa, nella natura selvaggia. Ma questa vita non può durare per sempre ed Halla dovrà proseguire la sua crescita in mezzo ai draghi, diventando una di loro nella mente, nelle abitudini e negli affetti. Una principessa ignifuga perfettamente felice, finché la sua esistenza cambia di colpo ed Odino, Padre di tutte le cose, le rivela di avere altri piani per lei: solo un mantello al posto dei tesori, ed il destino di viaggiare leggera da compiere. Halla accetterà la sfida?

    “Nessuno può viaggiare leggero con una casa sulle spalle, nemmeno una chiocciola.”

    Per chi si aspetta un’eroina femminista…Halla è solo se stessa. Non si batte, non pontifica, pensa ai tesori e a come accumularli, dialoga con le creature della terra, è un’interprete perché può parlare qualsiasi lingua. Halla crede negli dei, di qualunque religione essi siano. Non si scompone nell’incontrare Odino e poi scoprire in seguito che egli coesiste con Cristo, non ritiene la propria realtà migliore o peggiore, Halla impara. E’ inesperta delle cose del “mondo” ma non ingenua. E segue il percorso del proprio destino con ironia.

    Halla Figlia degli Orsi, Halla Terrore degli Eroi, Halla Dono di Dio ed Halla Cercatrice di Sentieri, tutte le fasi della sua vita, sono le declinazioni del nostro passaggio dall’infanzia all’età adulta nella ricerca dell’identità che ogni esperienza modella in noi. Halla viene traslata dagli orsi ai draghi, impara ad odiare gli eroi e a nascondere tesori, ma nel momento in cui indossa il mantello di Odino si spoglia di tutto ciò che ha sempre conosciuto, e, tramite la consapevolezza che i draghi non sono invincibili (come i nostri genitori), dalle foreste si passerà alla storia, al mondo, tra la possibile corruzione della Chiesa e la dubbia moralità della politica, l’amicizia, le domande sul ruolo della donna, la fede e la volontà di Dio (che ti fa sentire come una mosca imprigionata nell’ambra), i quesiti su cosa sia davvero un nemico (“E’ difficile mantenere i propri nemici”) e un cerchio che si chiude infine sulla propria, misteriosa, realizzazione.

    “Non resterò qui” disse Halla “Ma non so come”.

    Halla non può restare nella rassicurazione di una casa, finché non avrà compiuto il proprio destino. Non può interrompere il proprio destino. Ci ricorda allora, forse dolorosamente anche se con ironia, quante volte come umani proviamo ad ingannare noi stessi e a dirci che il viaggio della nostra evoluzione è finito, quando invece siamo solo fermi ad una tappa che un giorno si tramuterà in un gradino in più della scala della nostra crescita. Ma è qui che la nostra speranza e la voglia di vivere si alimentano.

    “E forse”, pensò, “questo è un addio e per me ci sarà qualcos’altro.”

    Possiamo essere in parte umani, in parte orsi, in parte draghi, in parte santi, eroi, e valchirie. L’importante è incontrare il nostro mantello, e proseguire il viaggio finché non troveremo tutto quello che dobbiamo, possiamo, vogliamo, essere. Ed avremo quindi accumulato il nostro tesoro.

    Nel prossimo articolo analizzerò alcuni dei simboli presenti nella storia per la rubrica “Nocturnavamo”.

    Fantasy Halla Leggenda Letteratura Naomi Mitchison

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